ENG ITA
  • Il progetto
  • News
  • Facebook
  • Storia
    e Cultura
  • Il percorso
    della qualità
  • Le proprietà
    salutistiche
  • Gusto e Degusto
  • Il territorio
  • Design
    e comunicazione
    per Expo 2015
  • Il progetto
  • News
Solo Olive Italiane
  • Facebook
ENG ITA

Storia
e Cultura

Il percorso
della qualità

Le proprietà
salutistiche

VERONAFIERE PREMIA FLOW, LA BOTTIGLIA DI SOLO OLIVE ITALIANE

Gusto e Degusto

Il territorio

Design
e comunicazione
per Expo 2015

Storia e Cultura

“Il Mediterraneo finisce là dove finisce l’ulivo”

Fernand Braudel

I Miti

L’ulivo resiste al sole e al vento ogni giorno: ha tutta la forza per sfidare il tempo e diventare mito.

  • La Bibbia
  • Athena
  • I Greci
  • I Romani
  • Gli Ebrei
  • I Musulmani
  • I Cristiani

La Bibbia

“(Noé) Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noé comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui” Genesi (8,10-12).
Nella Bibbia sono più di 10 le citazioni dell’olio e 140 quelle dell’ulivo. Una delle più importanti leggende è quella dell’angelo che donò a Seth, figlio di Adamo, tre semi da mettere fra le labbra del padre dopo la sua morte. Dalle ceneri di Adamo germogliarono così un cedro, un cipresso e un olivo.

 


Arte

L’ulivo e l’olio nelle opere d’arte è presenza che celebra, consacra. È testimonianza del ruolo centrale che hanno sempre avuto non solo nella vita quotidiana ma anche religiosa e mitica.

 In collaborazione con

Logo-MiBACT

NAPOLI
Cammeo in sardonica del tesoro di Lorenzo de’ Medici (Contesa tra Atena e Poseidone per l’Attica), I sec. a.C. Museo Nazionale di Napoli, Sala X, vetrina 2, n. 28, inv. 25837

Il cammeo rappresenta l’episodio del mito greco che narra la contesa tra Poseidone e Atena per il possesso del territorio dell’Attica. Diverse sono le versioni di questo racconto ma il nucleo è uno: il dio del mare fece sgorgare sull’Acropoli una fonte d’acqua marina, Atena invece piantò un albero di olivo che, essendo il dono migliore, gli assicurò la vittoria.

Su concessione MiBACT- Museo Nazionale Archeologico di Napoli

NAPOLI
Kantharos con rami d’ulivo, 10 a.C. – 10 d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Sala LXXXIX, vetrina XV, ripiano B, inv. 145513

Calice a vasca ovoide con piede a ventosa su stelo corto e decorato a palmette come l’orlo. Le anse a forcella sono fitomorfe. All’esterno il calice è decorato a rilievo con rami di olivo che lo abbracciano su tutta la superficie. Le olive sono state realizzate a parte e successivamente saldate. La coppa per vino faceva parte di un servizio trovato nella Casa del Menandro di Pompei nel 1930. Era custodita insieme ad altri pezzi di argenteria e monete in una cassa trovata in un ambiente sotterraneo della casa appartenuta ai Poppaei, nascosto durante i lavori di restauro dell’abitazione e poi sepolto dall’eruzione del 79 d.C.

Su concessione MiBACT- Museo Nazionale Archeologico di Napoli

CASERTA
Giuseppe Bonito, Allegoria della pace e della giustizia che portano abbondanza, XVIII sec. Reggia di Caserta

La tela mostra quattro putti disposti in varie pose su uno sfondo caratterizzato dai resti di un antico tempio. Il putto in piedi tiene nella mano destra un ramoscello d’ulivo e nella sinistra una bilancia, simboli della pace e della giustizia. Sdraiati al suo fianco due putti mangiano uva accanto ad un fascio romano e ad una lapide scolpita a bassorilievo. In alto, un putto alato abbraccia una cornucopia piena di frutta, simbolo di abbondanza. Il dipinto fu realizzato come modello per uno degli arazzi che dovevano decorare la residenza borbonica, i cui temi erano scelti con il fine di celebrare le virtù dei reali. Giuseppe Bonito fu nominato da Carlo di Borbone pittore di Camera del re nel 1751.

Reggia di Caserta – Laboratorio Fotografico (sig. Antonio Gentile)

FIRENZE
Sandro Botticelli, Pallade doma il Centauro, 1482 circa Firenze, Galleria degli Uffizi

Nel dipinto è rappresentata una donna che ammansisce un centauro prendendolo per i capelli, la cui interpretazione rimane ancora dubbia. La donna, interpretata come Pallade-Minerva, ma anche come la vergine Camilla, come Venere o come figura allegorica di virtù, indossa una sottile veste e un manto verde, rami di olivo – pianta sacra a Minerva – le cingono testa, spalle, braccia, seno e fianchi mentre nella mano sinistra tiene un’alabarda e con la destra prende per i capelli il centauro. Si tratterebbe della rappresentazione allegorica della ragione che sottomette l’istinto, ma potrebbe avere un’interpretazione politica di celebrazione del ruolo di Lorenzo il Magnifico nelle vicende del periodo.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Fotografico

FIRENZE
Sandro Botticelli, Giuditta ritorna dal campo di Oloferne, 1472 circa Firenze, Galleria degli Uffizi

La tavola con il ritorno di Giuditta fa da controparte alla rappresentazione della scoperta del cadavere di Oloferne. I due episodi fanno riferimento a quanto narrato nel libro di Giuditta: per liberare la città di Betulia assediata dal comandante assiro Oloferne, Giuditta conquista la sua fiducia e approfittando della sua ubriachezza, lo decapita liberando la città. La scena qui riprodotta mostra Giuditta che avanza, seguita dalla sua serva che porta la testa di Oloferne. L’eroina ebrea ha ancora tra le mani la scimitarra con cui ha ucciso l’assiro, ma nella sinistra reca un ramo di olivo, simbolo della pace riconquistata e della libertà restituita al popolo di Betulia.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Fotografico

 

 

FIRENZE
Giorgio Vasari, La fucina di Vulcano, 1564 Firenze, Galleria degli Uffizi

Piccolo capolavoro in olio su rame, questo dipinto fu realizzato da Vasari per Francesco I e rappresenta un’officina in cui il dio Vulcano sta realizzando uno scudo con ariete e capricorno, segni zodiacali di Francesco I e di suo padre Cosimo, Minerva con squadra e compasso nella destra gli mostra un foglio, mentre sullo sfondo si muovono figure varie: alcune sono intente a copiare il gruppo scultoreo delle Tre grazie, altre trasportano un busto, altre ancora forgiano un’armatura sull’incudine. A raccordare lo sfondo e il primo piano è una figura in volo che porta una corona intrecciata con foglie di olivo, forse allusione all’unione tra le arti dell’intelletto come pittura, scultura, e architettura e l’opera dell’artigiano in primo piano.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Fotografico

FIRENZE
Simone Martini, Annunciazione, 1333 Firenze, Galleria degli Uffizi

Opera tra le più note della storia dell’arte italiana, l’Annunciazione di Simone Martini è un compendio di eleganza e armonia. La scena dell’Annunciazione occupa la parte centrale di un trittico in cui compaiono anche le figure dei Santi Ansano e Margherita. Sullo sfondo dorato si delineano le figure dell’angelo e della Vergine in uno spazio scandito dal vaso di gigli al centro. L’angelo appena giunto, in vesti dorate, reca in mano un ramoscello e sulla testa una corona d’olivo, simbolo della pace portata dal Salvatore.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Fotografico

FIRENZE
Pietro da Cortona, Minerva che insegna a Cecrope a coltivare l’olivo, 1643-1646 Firenze, Palazzo Pitti

Nella lunetta collocata all’interno della Sala di Giove a Palazzo Pitti, la cui decorazione fu commissionata da Ferdinando II de’ Medici, è rappresentata Minerva con lo scudo e l’elmo dorato mentre insegna a Cecrope, primo re dell’Attica, a coltivare l’olivo. Nella mano sinistra, che regge lo scudo, la dea tiene un ramoscello di olivo, mentre con la destra indica l’albero tenuto dal re. Proprio durante il suo regno infatti, secondo il mito, Minerva avrebbe vinto la contesa con Poseidone per il possesso dell’Attica, donando ad Atene l’olivo. 

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Fotografico

 

FIRENZE
Anastasio Fontebuoni, La predica di San Giovanni Battista, ante 1621 Firenze, Palazzo Pitti

L’opera è realizzata su un piccolo rame proviene dalla villa medicea della Petraia e probabilmente si tratta del dipinto che Fontebuoni donò a Cosimo II de’ Medici come attesta la biografia scritta da Filippo Baldinucci. Rappresenta un paesaggio roccioso dal quale emerge la figura di Giovanni Battista che, a braccia spalancate, ammonisce la folla radunata intorno a lui. Sullo sfondo è evidente la presenza di alberi di ulivo che oltre ad essere richiami simbolici, creano un paesaggio tipicamente mediterraneo con le loro folte chiome.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Fotografico

FIRENZE
Felice Carena, Gli Apostoli, 1924-26 Firenze, Palazzo Pitti

L’opera, esposta a Nizza in occasione della mostra “Exposition du Novecento Italiano” nel 1924, rappresenta gli apostoli addormentati nell’orto degli ulivi, nei momenti che precedono la cattura di Cristo e la sua Passione. Le figure degli apostoli occupano lo spazio della tela in modo razionale mentre lo sfondo è dominato da piante di ulivo dai grandi tronchi e dalle foglie argentee. La luce della luna illumina la scena conferendole un tono sospeso tra malinconia e sogno.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Fotografico

FIRENZE
Beato Angelico, Noli me tangere, 1439-1445 Firenze, Convento di S. Marco

L’affresco realizzato in una delle celle del convento di S. Marco, rappresenta l’incontro tra Gesù risorto e Maria Maddalena. La scena si svolge in un giardino chiuso sullo sfondo da una palizzata e caratterizzato da un prato fiorito e quattro alberi in secondo piano: cipresso, palma, olivo e cedro. Secondo una tradizione, con il legno di questi quattro alberi sarebbe stata realizzata la croce di Cristo. In primo piano la figura del Risorto con la zappa sulla spalla allontana con il gesto della mano Maddalena che tenta di avvicinarsi a lui.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze –  Gabinetto Fotografico

FIRENZE
Beato Angelico, Entrata di Cristo a Gerusalemme, 1439-1443 Firenze, Museo di S. Marco

La tavola faceva parte di uno dei pannelli che componevano l’Armadio degli Argenti realizzato dal Beato Angelico e dai suoi aiuti su commissione di Piero de’ Medici per contenere ex voto nella basilica della Santissima Annunziata di Firenze. La scena si svolge in un paesaggio roccioso sul quale spiccano gli alberi di ulivo. In primo piano Cristo avanza verso Gerusalemme cavalcando un asino e calpestando rami di ulivo e fiori sparsi in terra. La folla lo precede e, come gli apostoli che chiudono il corteo, tiene in mano rami di ulivo, mentre un personaggio del gruppo stende a terra un mantello. Tutti acclamano, come suggerito dall’iscrizione sotto la tavola, il Figlio di Davide che viene nel nome del Signore.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale della città di Firenze –  Gabinetto Fotografico

SIENA
Guido da Siena, Entrata di Cristo in Gerusalemme, 1270-1275 circa Siena, Pinacoteca Nazionale

Nella tela si ripropone la scena di Cristo che entra a Gerusalemme: in primo piano, avanza cavalcando un asino tra la folla di persone e apostoli che agitano rami di olivo. Alle loro spalle un paesaggio costituito da colline e dalla città sullo sfondo. Molto evidenti sulle alture sono tre alberi di olivo sui quali si arrampicano dei bambini per raccogliere i rami, elementi che caratterizzano l’intero dipinto con intento celebrativo.

Su concessione MiBACT – Ex S.S.P.S.A.E e per il Polo Museale Regionale della Toscana –  Pinacoteca Nazionale di Siena

SIENA
Ambrogio Lorenzetti, Annunciazione, 1344 Siena, Pinacoteca Nazionale

Realizzata da Lorenzetti per il Palazzo Pubblico di Siena, la tavola presenta la scena dell’annunciazione all’interno di uno spazio definito da una bifora. Si rappresenta qui il momento culminante dell’annuncio, quando la Vergine pronuncia il suo sì a Dio. L’angelo reca in mano, al posto del consueto giglio, una palma, mentre una corona di olivo gli cinge il capo, segno di pacificazione tra Dio e gli uomini in Cristo.

Su concessione MiBACT – Polo Museale Regionale della Toscana – Pinacoteca Nazionale di Siena

AREZZO
Giorgio Vasari, Dio benedice il seme di Abramo, 1542-1548 Arezzo, Museo Casa del Vasari

Il dipinto fa parte della decorazione del soffitto cassettonato della casa di Giorgio Vasari. Qui l’artista rappresenta nel tondo centrale Dio Padre nell’atto di benedire Abramo e Isacco tra le sue braccia. Intorno quattro quadri più piccoli con allegorie femminili: la Concordia, la Purezza, la Modestia e la Pace. Quest’ultima è seduta e tiene in mano un ramo di ulivo con frutti. La benedizione della discendenza di Abramo si lega probabilmente all’augurio di prolificità per gli sposi, così come le allegorie potrebbero riferirsi alle virtù della sposa. Si ritiene infatti che questa fosse la camera da letto dei coniugi Vasari.

Su concessione MiBACT – Museo Statale di Casa Vasari, Polo Museale regionale della Toscana

 

ROMA
Jacopo Zucchi, Amore e Psiche, 1589 Roma, Galleria Borghese

La scena riporta quanto narrato da Apuleio nelle sue Metamorfosi: Psiche è una giovane fanciulla di cui Cupido-Amore si innamora senza svelarle mai la sua identità. Una notte, mentre Amore dorme, Psiche si avvicina a lui con una lampada e una goccia d’olio cade sul suo corpo svegliandolo e mettendolo in fuga. Soltanto dopo aver superato molte prove, Psiche sarà ammessa tra gli dei e potrà ricongiungersi son il suo amato.

Su concessione MiBACT -Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Roma

ROMA
Gaspar Van Wittel, Veduta dell’abbazia di San Nilo da sud-est, 1680-1690 Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica

Il paesaggio rappresentato in questa tela è una veduta dell’abbazia basiliana di San Nilo a Grottaferrata, soggetto proposto più volte da Van Wittel. Grazie alla sua esperienza di disegnatore, l’artista propone una visione prospettica e realistica della scena. Realizza il quadro su commissione verso la fine del Seicento rappresentando un paesaggio luminoso in cui la costruzione dell’abbazia occupa la parte centrale della tela ed è circondata da rigogliosi oliveti disposti sulle pendici collinari, testimonianza della presenza di questa coltivazione i cui frutti erano utilizzati per le necessità dei monaci.

Su concessione MiBACT -Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Roma

ROMA
Bottega di Giovannino de’ Grassi, Olive, da Historia Plantarum, ms. 459, c. 182V, ultimo quarto del XIV sec. d.C. Roma, Biblioteca Casanatense

La pagina fa parte del codice con l’Historia Plantarum, manoscritto realizzato per l’imperatore Venceslao di Lussemburgo la cui decorazione miniata è attribuita alla scuola di Giovannino e Salomone de’ Grassi. Nei 295 fogli che compongono il codice è riprodotta un’enciclopedia di scienze naturali con minerali, piante e animali, descritti e rappresentati con testi e disegni che occupano la parte superiore o, come in questo caso, l’intera pagina. L’albero rappresentato è un olivo dai rami ricchi di foglie e frutti e dal tronco stretto che orna lo spazio vuoto lasciato dalle due colonne di testo in scrittura gotica italiana. Nel testo si fa riferimento alla distinzione tra specie domestiche e selvatiche di olivo e tra le prime si distinguono piante che producono olive nere, olive verdi e olive rosse, ognuna con i suoi pregi e difetti: le verdi sono ben digeribili ma poco nutritive mentre le nere saziano ma danneggiano lo stomaco, che trae invece beneficio dalle rosse. Questi frutti possono essere utilizzati anche come medicamento e la polpa delle olive viene indicata come rimedio contro le ustioni e le vesciche.

Su Concessione MiBACT – Biblioteca Casanatense

ROMA
Francesco Paolo Michetti, La pastorella, 1887 Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

Realizzata nella fase giovanile dell’artista, l’opera rappresenta un paesaggio idillico abruzzese in cui si muovono due personaggi, una ragazza e un bambino, che conducono un gregge di pecore. La ragazza, in primo piano, tiene su un braccio una stoffa dentro la quale porta della frutta e in mano un grappolo d’uva. Accanto a lei è una pecora davanti alla quale tiene con la destra una fronda di ulivo, promettendola in pasto appena raggiunto l’ovile. Pochi passi dietro di lei è rappresentato il bambino che avanza davanti al gregge. Sullo sfondo una città di cui si intravvede la chiesa con il suo campanile e una natura rigogliosa resa con tocchi di colore brillante.

Su concessione MiBACT – Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Roma

TARQUINIA
Affresco con scena di banchetto, 480 a.C. circa Tarquinia, Necropoli, Tomba dei leopardi

La tomba a camera rettangolare con tetto a doppio spiovente e trave di colmo, prende il nome dai due leopardi rappresentati sulla parte alta della parete di fronte all’ingresso. Sotto di essi si compone una scena di banchetto con uomini e donne distesi su triclini e servitori che porgono loro da bere. La scena si svolge in uno spazio aperto tra le fronde degli ulivi che spuntano tra le figure. Altri personaggi si muovono sulle pareti laterali della stanza, si tratta di danzatori e suonatori che avanzano verso il banchetto camminando tra alberelli di ulivo. Una scena quotidiana diventa il contesto per rappresentare in un paesaggio naturale il banchetto funebre del defunto rappresentato a capotavola con un uovo in mano.

Su concessione MiBACT – Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale – Archivio fotografico Etruria Meridionale

PERUGIA
Salvio Savini, La Pace, 1581 Perugia, Villa del Cardinale

Questo affresco fa parte della decorazione pittorica del salone principale della Villa del cardinale Fulvio Della Corgna, nipote di Papa Giulio III. Si tratta di una figura allegorica che rappresenta la Pace: su uno sfondo appena delineato si staglia una giovane donna che reca in mano una corona di alloro e un ramo di olivo con foglie e frutti maturi. L’alloro, sacro ad Apollo e alle Muse, potrebbe rappresentare la scienza e le arti liberali, l’olivo invece rappresenterebbe le discipline tecniche. Le une e le altre sono determinate dalla pace.

Su concessione MiBACT – Segretariato Regionale Umbria

PERUGIA
Piero della Francesca, Stimmate di San Francesco, 1465-1468 Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

La scena delle stimmate di San Francesco è collocata in una sezione della predella del polittico realizzato per il convento di Sant’Antonio a Perugia. L’episodio è ambientato in notturna nel paesaggio della Verna, composto da nude rocce, tra le quali si apre l’ingresso alla grotta del santo, e alberi di olivo che scandiscono lo spazio in profondità. In primo piano le due figure di san Francesco e di un suo confratello, in alto il serafino nelle sembianze di Cristo emana la sua luce sul santo che riceve i segni della Passione nella sua carne.

Su concessione MiBACT – Segretariato Regionale Umbria

MILANO
Benvenuto Tisi, Immacolata Concezione tra i Dottori della Chiesa, prima metà del XVI sec. d.C. Milano, Pinacoteca di Bre

L’opera proviene dal convento di San Bernardino di Ferrara e rappresenta la Vergine su una nuvola in vesti bianche, avvolta da un mantello rosso, simboli della purezza verginale e del sacrificio di Cristo. In alto la Trinità con il Padre benedicente, il Figlio bambino con la croce sulle spalle e lo Spirito Santo nella consueta forma della colomba. A sinistra e a destra, a chiudere la scena, alcuni santi. Lo spazio tra le loro figure e quella della Vergine è occupato da simboli che richiamano gli attributi con cui Maria veniva invocata nelle litanie, come il sole, la luna, la torre, i gigli e un ramo d’ulivo. Questo rappresenta la pacificazione tra Dio e l’uomo avvenuta con la nascita della Vergine, speranza dell’umanità intera. Con la sua immacolata concezione si riannoda il filo spezzato con il peccato originale.

Su concessione MiBACT – Pinacoteca di Brera

MILANO
Giacomo Ceruti, Natura morta con gamberi, seconda metà del XVIII sec. d.C. Milano, Pinacoteca di Brera

L’opera, attribuita a Ceruti dall’inizio dell’Ottocento, rappresenta una natura morta, soggetto sul quale l’artista realizzò varie opere, con riferimento alla sacralità del cibo. Al centro fa bella mostra un piatto di gamberi attorniato da un limone, del pane, due ampolle e una bottiglia. Nelle ampolle trasparenti si vedono olio e vino che, insieme al limone, costituiscono i condimenti dei crostacei. Olio e vino inoltre, associati al pane, costituiscono un richiamo all’Eucaristia e a Cristo, il Messia.

Su concessione MiBACT – Pinacoteca di Brera

MILANO
Bernardo Cavallino, Immacolata Concezione, 1645-1650 Milano, Pinacoteca di Brera

La tela ci presenta l’immagine di Maria immacolata, a capo reclinato e mani giunte su uno sfondo di cielo in tempesta attraversato da bagliori divini. In veste bianca e coperta da un mantello azzurro, la figura è contornata, in alto e in basso, da angeli. Quelli ai suoi piedi tengono in mano i simboli degli attributi di Maria, come il giglio, la palma e un rametto di ulivo con i frutti, tre olive, simbolo di pace e misericordia.

Su concessione MiBACT – Pinacoteca di Brera

MILANO
Paolo Veronese, Cristo nel Getsemani, 1582 Milano, Pinacoteca di Brera

La tela esposta nella Pinacoteca di Brera proviene dalla chiesa di Santa Maria Maggiore a Venezia a cui era stata donata dal cavaliere segretario ducale Simone Lando. Opera della maturità di Veronese, mostra l’inedita iconografia di Cristo che sviene tra le braccia di un angelo nell’orto degli ulivi. Il momento drammatico è sottolineato dai toni scuri dello sfondo ai quali si contrappone il bagliore proveniente dalla luce divina. In secondo piano si scorgono i discepoli addormentati sotto grandi alberi.

Su concessione MiBACT – Pinacoteca di Brera

BOLOGNA
Elisabetta Sirani, Il Bambino Gesù sul globo terrestre, 1658 Bologna, Pinacoteca Nazionale

Il dipinto ci mostra Gesù Bambino in piedi sul globo terrestre con in mano un ramoscello di ulivo. La mano destra è in atto di benedire, il corpo nudo avvolto da un manto svolazzante. Il volto del Bambino richiama probabilmente quello del fratello di Elisabetta mentre il ramo d’ulivo, presente in varie opere della stessa artista con soggetto simile, potrebbe avere a che fare con quanto scrive San Girolamo a proposito dell’ulivo come simbolo di Cristo.

Su concessione MiBACT – Pinacoteca Nazionale Bologna

RAVENNA
Catino absidale, prima metà VI sec. d.C. Ravenna, Sant’Apollinare in Classe

Il grande mosaico che si dipana nel catino absidale della basilica presenta una raffigurazione divisa in tre fasce, al centro un medaglione contiene la croce gemmata con il volto di Cristo. La fascia mediana è occupata dalla rappresentazione di un paesaggio verdeggiante dove predomina la presenza di alberi di olivo. Tra di essi tre pecore rappresentano Pietro, Giacomo e Giovanni. Nel registro inferiore Sant’Apollinare in posizione centrale con le braccia aperte, ai lati 12 pecore rappresentanti gli Apostoli. In alto la mano del Padre e le figure di Elia e Mosè. La composizione richiama la scena della trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor, riproposto qui come una verde distesa di alberi di olivo.

Su concessione MiBACT – Sant’Apollinare in Classe Ravenna

GENOVA
Pieter Paul Rubens, Ritratto di Giovan Carlo Doria a cavallo, 1606 Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

Il ritratto fu commissionato dal marchese Giovan Carlo Doria per celebrare le sue nozze con Veronica Spinola e l’annuncio del suo ingresso nell’Ordine di San Giacomo che sarebbe avvenuto nel 1612. Nel dipinto, il giovane è rappresentato in posa composta mentre cavalca un destriero che si impenna verso lo spettatore. Il condottiero ha già sul petto la croce dei cavalieri dell’Ordine e sul braccio un drappo rosso simbolo del comando. Nell’opera le figure animali e vegetali sono richiami simbolici alle virtù del giovane, dal cane che rimanda alla fedeltà, alle cicogne simboli di fedeltà, mentre l’aquila è l’emblema della famiglia Doria. Le fronde che occupano l’angolo in alto a sinistra sono rami di quercia, simbolo di saldezza, edera, simbolo di fedeltà, e ulivo, simbolo dell’immortalità dell’anima e delle capacità di pacificatore del protagonista. Il ramo di ulivo in particolare presenta delle infiorescenze bianche, piuttosto inusuali, ed è illuminato dalla luce radente della luna.

Su concessione MiBACT – Polo Museale della Liguria, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

Timeline

La storia dell’olio ha origini risalenti al III millennio a.c. E’ una storia antica e di metamorfosi d’uso, fino a diventare quel prezioso alimento e condimento che noi conosciamo.

  • 4000-1000 A.C.
  • 800 A.C.
  • 0
  • 1000
  • 1500-1700
  • 1800-1900
  • 2015

Da Oriente a Occidente.

Le origini dell’olivo vanno ricercate probabilmente in Asia Minore: a Ebla, grande centro della Siria settentrionale, in tavolette risalenti al III millennio a.C., troviamo le prime testimonianze di coltivazioni di olivo con produzione di olio. Da qui la coltivazione si diffonde in Egitto dove, in un’iscrizione del tempio di Ra a Heliopoli, databile al XII sec. a.C., si parla di olio di grande qualità per l’alimentazione delle lampade nel palazzo sacro. Qui l’olio veniva utilizzato soprattutto per l’unzione dei corpi, piuttosto che per scopi alimentari.

Nel II-I millennio a.C. l’uso di coltivare l’olivo passa gradualmente dal bacino orientale del Mediterraneo verso occidente: a Creta, negli affreschi del palazzo di Cnosso (XV sec. a.C.), troviamo la rappresentazione di alberi di olivo. Al periodo minoico (1880-1500 circa a.C.), poi, risalgono i più antichi resti conosciuti di una pressa e di un bacino per schiacciare le olive. Una delle tecniche più antiche consisteva nel pestare le olive con grandi sassi in una pietra cava e nel pressare la pasta ottenuta racchiusa in ramoscelli di olivo con l’aiuto di alcuni massi su una pietra piana. Un’evoluzione della pressa è costituita dal torchio a sacco, in cui il sacco veniva riempito con olive pestate e veniva pressato con bastoni.

Il percorso
della qualità

Ciò che rende superiore l’olio extra vergine di oliva italiano è la cura per ogni piccolo passo che va dalla materia prima al prodotto finito. L’attenzione destinata alla filiera.
È la consapevolezza che ogni singola fase influenza il risultato finale, dalla sostenibilità al gusto. Nessun dettaglio può essere tralasciato.
È il rispetto dei tempi e dei processi secondo la logica del pregio e non del profitto. Non conosciamo altro modo per rendere il nostro extra vergine unico al mondo.

Raccolta

Non esistono regole fisse per una raccolta di qualità, né la maturazione è un processo lineare, influenzata com’è da fattori ambientali e climatici. È necessario conoscere le piante, verificarne frequentemente lo stato di salute, osservare come rispondono alle condizioni climatiche, monitorare quotidianamente lo stato del frutto e prevedere l’andamento della maturazione per pianificare per tempo la raccolta.

Il delicato equilibrio raggiunto con una raccolta al giusto punto di maturazione può essere mantenuto solo riducendo al minimo il tempo tra la raccolta stessa e la molitura perché i processi chimici che portano alla maturazione proseguono nelle olive raccolte e in attesa di lavorazione.

Molitura

La prima fase dell’estrazione vera e propria è la molitura o frangitura: il trattamento meccanico che rompe i tessuti dell’oliva e del nocciolo per produrre la pasta di olive.
Diversi sono i procedimenti impiegati:

MOLAZZE
Le tradizionali macine in pietra, o molazze, operano una molitura lenta e regolare e danno oli tendenzialmente dolci e armonici a discapito della quantità di polifenoli trasferiti dall’oliva all’olio.
Questi frangitori tradizionali sono però in disuso perché consentono di lavorare solo quantità ridotte e richiedono tempi piuttosto lunghi.

FRANGITORI CONTINUI
I moderni frangitori continui, invece, favoriscono un maggiore trasferimento di polifenoli dall’oliva all’olio. E ne esistono di vari tipi in relazione alla tipologia di olive: i frangitori a martelli tradizionali, possono avere effetti positivi nel caso di olive raccolte in avanzato stadio di maturazione perché l’azione vigorosa sul frutto consente un maggior trasferimento di polifenoli, migliorandone il gusto e la conservazione; al contrario, su olive naturalmente molto ricche di polifenoli è preferibile usare frangitori a basso impatto sui tessuti del frutto, come quelli a coltelli o a dischi.

Estrazione

L’estrazione vera e propria è il processo che separa, definitivamente, l’olio dalla pasta di olive. Questa fase influisce significativamente sia sulla qualità dell’olio, sia sulla gestione degli input e degli output ambientali.

Negli ultimi anni, l’estrazione è diventata protagonista di un importante cammino qualitativo, grazie soprattutto alle innovazioni introdotte da alcune aziende italiane. Le varie tecnologie disponibili possono essere ricondotte a tre sistemi principali: il sistema a pressione, il metodo del percolamento o sinolea e il sistema per centrifugazione.

Ma oggi il sistema più diffuso è quello per centrifugazione. La pasta è sottoposta appunto a una centrifugazione in un tamburo tronco-conico rotante ad asse orizzontale, il decanter, che, per effetto del differente peso specifico, separa la materia in diversi strati. Questa tecnologia offre il grande vantaggio di avere un’alta capacità lavorativa, ma presenta anche delle problematiche: durante la lavorazione la pasta di olive viene diluita con acqua, con notevoli consumi idrici, una sensibile perdita di sostanze e grandi quantità di acqua di scarto. Per superare questi limiti, i decanter di ultima generazione, quelli a due fasi, possono lavorare senza aggiunta di acqua e produrre oli di elevata qualità, ricchi di fenoli e con note aromatiche di pregio.

Maturazione

L’apice dell’attività olivicola in campo è la maturazione delle olive. Saper scegliere – col concorso di esperienza e saperi scientifici – il giusto grado di maturazione influisce sugli aspetti sensoriali dell’olio come pure su quelli salutistici e produttivi.
I tempi di raccolta, infatti, condizionano il contenuto di polifenoli: la loro concentrazione diminuisce con l’aumentare del grado di maturazione.

Conservazione

Con la conservazione si conclude il percorso dell’olio extra vergine attraverso la filiera. È un processo delicato da cui dipende la preservazione delle caratteristiche organolettiche, sensoriali e salutistiche acquisite dall’olio durante tutto il suo percorso, fase per fase. Per una corretta conservazione, deve essere ridotto al minimo il contatto dell’olio con l’ossigeno che ne altera la composizione e ne induce l’ossidazione: molti oleifici, per questo, usano gas inerti come l’azoto o l’argon per riempire gli spazi di testa dei recipienti in cui è stoccato l’olio. L’olio confezionato, poi, deve essere mantenuto al riparo dalla luce e dalle temperature elevate.

Gramolatura

Dopo la molitura e prima di passare all’estrazione vera e propria, la pasta di olive viene tenuta in lenta agitazione dentro una vasca in acciaio in cui ruotano delle pale elicoidali: la gramolatrice.
Questo processo è necessario per facilitare l’aggregazione dell’olio in gocce di dimensioni tali da consentire la successiva separazione dal resto della pasta.
In questa fase è fondamentale ridurre al minimo il contatto con l’ossigeno e mantenere la temperatura tra i 25° e i 27° C. poiché oltre i 30° i composti fenolici subiscono delle alterazioni che compromettono l’integrità dell’olio. Le moderne gramolatrici permettono il controllo dell’ossigeno e sono in grado di migliorare il contenuto di antiossidanti e la carica aromatica dell’olio.

Coltivazione

Il percorso che fa di un olio, un olio di qualità, comincia nell’uliveto: la riduzione di fitofarmaci nella coltivazione, per esempio, è il segno di un significativo miglioramento delle performance di settore.Le innovazioni nel campo hanno, poi, permesso la riduzione di nutrienti al terreno e la diffusione di esperienze di produzione biologica: esperienze significative sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza alimentare, un grande passo verso l’affermazione dell’olio extra vergine come prodotto legato al benessere e alla salute.

Sottoprodotti

Una filiera virtuosa si riconosce anche nella gestione dei sottoprodotti e dei materiali di scarto generati dai processi estrattivi.
Una filiera rispettosa dell’ambiente, infatti, usa gli scarti come risorse:

  • la sansa può essere venduta ai sansifici, utilizzata come fertilizzante sui terreni, per la produzione di biogas o di energia termoelettrica in centrali a biomassa;
  • la sansa denocciolata è impiegata nell’alimentazione zootecnica quale fonte di acidi grassi monoinsaturi, vitamine liposolubili e composti fenolici bioattivi;
  • l’acqua di vegetazione, che la legge impone di spargere sul terreno, è invece un elemento prezioso per la realizzazione di integratori alimentari e cosmetici, ricco com’è di polifenoli;
  • la polpa residua è ideale come ammendante sui terreni;
  • il nocciolino risulta efficace come combustibile industriale e domestico;
  • le foglie, dalle proprietà antiossidanti e antisettiche, sono utili componenti per prodotti dermocosmetici che contrastano l’invecchiamento della pelle;
  • con la potatura, infine, si genera un’enorme quantità di materiale di scarto – tra 1,5 e 2,5 tonnellate per ettaro – che può essere utilizzato come fertilizzante in campo o per alimentare centrali termoelettriche a biomassa.

Filtrazione

Dopo l’estrazione, l’olio ottenuto contiene ancora sostanze che lo rendono torbido e che, se non allontanate, ne comprometterebbero la durata e la qualità.

Per questo viene sottoposto a processi di chiarificazione: da quelli più tradizionali – lasciando sedimentare e poi travasando o facendo defluire da apposite aperture nel fondo dei contenitori – a quelli più moderni di filtrazione.

A fare la differenza, in questa operazione, è l’isolamento dell’olio dall’ossigeno e la tipologia di filtro impiegata: i più utilizzati sono filtri a farina fossile di diatomee, filtri a cartone o a cotone idrofilo, che variano in relazione alla dimensione degli impianti e alla quantità di prodotto.

Le proprietà
salutistiche

L’olio extra vergine d’oliva è un natural-functional-food: un alimento che, naturalmente, offre un beneficio in più per la salute.

Aiuta, infatti, a prevenire l’insorgenza di malattie, specie quelle di tipo metabolico, come il diabete e l’infarto cardiaco, e protegge il corpo dagli effetti negativi dovuti a un’eccessiva introduzione di grassi saturi.

Recenti studi hanno dimostrato e confermato le molteplici proprietà salutistiche dell’olio extra vergine di qualità che non è buono solo per il gusto ma anche per la salute.

E le sue componenti benefiche sono racchiuse in ogni singola goccia.

Acido
Linoleico

Acido
Linoleico

L’acido linoleico è un acido grasso polinsaturo che mantiene la membrana cellulare in salute e promuove la crescita cellulare. È particolarmente importante assumerlo con la dieta perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarlo.

 

Acido
Oleico

Acido
Oleico

L’acido oleico è un acido grasso monoinsaturo che contrasta l’ossidazione sia in fase di conservazione dell’olio che durante la cottura, mantenendo i benefici di acido grasso insaturo. L’alta digeribilità lo rende particolarmente adatto a neonati e bambini che sfruttano l’acido oleico per rinforzare le membrane cellulari, specie quelle nervose, stimolando la crescita muscolare e intellettiva. Assumerne significa mantenere il livello ottimale delle HDL, il cosiddetto colesterolo buono del sangue, riducendo, in questo modo, i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.

L’acido oleico è anche efficace per contrastare l’accumulo di grasso nel fegato e la steatosi epatica nei soggetti affetti da diabete di tipo 2.

Squalene

Squalene

Lo squalene è un composto, presente nell’olio di fegato di squalo ma anche nell’olio extra vergine di oliva, con interessanti funzioni biologiche: svolge un’azione emolliente e nutritiva nei confronti della cute e ha la capacità di assorbire le radiazioni solari dannose.

Polifenoli

Polifenoli

I polifenoli sono tra le componenti più preziose dell’olio extra vergine di oliva.

Responsabili del gusto amaro e piccante – primo affidabile indicatore di qualità e salubrità del prodotto – questi composti svolgono una funzione antiossidante sia sull’olio che sul nostro organismo. I polifenoli, infatti, hanno la capacità di inibire l’aggregazione piastrinica nel sangue e ridurre l’ossidazione con effetto antitrombotico e preventivo dell’arteriosclerosi, di malattie cardiovascolari e di ictus. Inoltre, per alcune forme di cancro, contribuiscono a ridurre la proliferazione delle cellule tumorali e ne inducono l’apoptosi (la morte cellulare programmata).

L’assunzione quotidiana di olio extra vergine di oliva aiuta a contrastare il declino cognitivo riducendo lo stress ossidativo a cui è esposto il sistema nervoso centrale e recenti ricerche hanno evidenziato anche un’azione positiva dei polifenoli nella riduzione del recettore responsabile della crescita del tumore mammario. Negli oli in commercio i polifenoli si possono trovare in concentrazioni molto diverse che oscillano da 40 mg/kg a 1000 mg/kg. Una concentrazione di polifenoli al di sotto di 300 mg/kg non ha effetti benefici sulla salute.

 

Vitamina E

Vitamina E

La vitamina E, uno tra i più noti antiossidanti naturali, è considerata l’antagonista dei tumori per la sua spiccata capacità di combattere i radicali liberi. Tra gli alimenti, la troviamo soprattutto nell’olio extra vergine d’oliva, ma solo per concentrazioni superiori ai 120 mg/Kg assicura al consumatore una buona fonte di vitamina E. Negli oli extra vergini di oliva di alta qualità, tale concentrazione può addirittura arrivare fino a 469 mg/kg.

Gusto e Degusto

Scegliere un olio extra vergine di oliva italiano, per condire e cucinare, significa usare un prodotto di qualità superiore per le proprietà nutrizionali e chimiche, per il suo alto punto di fumo, per la sua resistenza al calore.

Apprezzare un olio extra vergine di oliva italiano significa, invece, distinguere il suo ampio spettro aromatico e le sensazioni organolettiche che trasmette e che ci raccontano la sua storia: dalle cultivar al microclima, dalla modalità di coltivazione e tempo di raccolta al tipo di produzione.

Impara a riconoscerle.

Piccante

È un sentore tipico degli oli nuovi e freschi, primo affidabile indicatore di qualità e salubrità.

Fruttato

Che si distingue in leggero, medio o intenso, è l’insieme delle sensazioni olfattive di un olio che dipendono dalla varietà delle olive e dalle caratteristiche dei frutti (sani e freschi, verdi o maturi). Con un giusto abbinamento si esaltano il fruttato e le caratteristiche di un olio extra vergine di oliva italiano, così come i tuoi piatti.

LEGGERO

È un olio con sentori delicati e dolci prodotto da olive a maturazione anticipata come le varietà Leccino, Melella, Pisciottana, Dolce Agogia, San Felice, Dolce di Rossano, Grossa di Gerace, Moresca, Biancolilla, Ogliarola Salentina, o la cui raccolta è posticipata come per le varietà Taggiasca e Casaliva.
Perfetto con piatti delicati come pesce, sughi bianchi, verdure lesse, carni bianche, insalate di gusto delicato, maionese.

Ricette

MEDIO

È un olio ottenuto da olive raccolte al giusto grado di maturazione a base di Frantoio, Moraiolo, Rotondella, Minucciola, Cassanese, Ottobratica, Cerasuola, Ogliarola Messinese, Peranzana.

Consigliato con piatti di cui si vuole esaltare il profumo e il sapore come sughi rossi, verdura lessa, pesce arrosto, antipasti di carne, insalate, pizze, tagliate di carne.

Ricette

INTENSO

È un olio che presenta note più decise all’olfatto ottenuto da olive raccolte in anticipo rispetto alla maturazione di varietà come Nocellara del Belice, Tonda Iblea, Bosana, Carolea, Tondina, Ravece, Ortice, Itrana, Coratina.

Ideale con bruschette, zuppe di legumi, minestroni, carni rosse ai ferri, verdure cotte dal gusto deciso, carciofi crudi, insalate miste.

Ricette

Amaro

Si percepisce solo all’assaggio e può essere prevalente o equilibrato rispetto al piccante. Un olio più amaro è più ricco di polifenoli quindi fa bene di più.

IL DECALOGO DEL PERFETTO DEGUSTATORE.

Per amatori

  • 1

    Versa una modica quantità d’olio in un bicchiere scuro.

  • 2

    Tieni tra le mani il bicchiere coprendolo e agitandolo, con un movimento circolare, per portare l’olio alla giusta temperatura di 28°C circa.

  • 3

    Avvicina il bicchiere al naso e inspira profondamente, valutando gli aromi che hai percepito, gradevoli o sgradevoli.

  • 4

    Porta in bocca una quantità di olio pari a un cucchiaino.

  • 5

    Aspira l’aria con una suzione dapprima lenta e man mano più vigorosa, in modo da vaporizzarlo e farlo entrare in contatto con le papille gustative.

  • 6

    Fai riposare la bocca muovendo la lingua contro il palato.

  • 7

    Inspira aria con la lingua contro il palato e le labbra semi-aperte.

  • 8

    Ripeti più volte la vaporizzazione dal punto 4, tenendo l’olio in bocca per almeno 20 secondi.

  • 9

    Espelli l’olio e valuta le sensazioni retrolfattive muovendo la lingua contro il palato.

  • 10

    E se è un olio extra vergine di qualità, goditelo.

Il territorio

Il patrimonio olivicolo italiano si estende su una superficie di oltre 1.000.000 di ettari:
250 milioni di ulivi che fanno da cornice alle più importanti città d’arte e le proteggono facendo da presidio idrogeologico, ai terreni a forte pendenza. Un patrimonio da preservare e valorizzare.

L’eterogeneità di climi, altitudini e paesaggi della penisola favorisce un’ampia varietà di oliveti: 350 cultivar, alcuni antichissimi, molti irripetibili.

La vera ricchezza dell’olio extra vergine di oliva italiano sta dunque nella sua diversità: si va dall’olio delicato dall’aroma dolcissimo a quello fruttato e ricco di sapore; c’è l’extra vergine con sensazione erbacea e quello con retrogusto amaro di mandorla con pizzicore lieve, quello giallo oro e velato o quello dai riflessi verdi e aranciati con profumi di erba di sfalcio.

abruzzo

Con la DOP Colline Teatine, Aprutino Pescarese e Pretuziano delle Colline Teramane, si riconosce la qualità dell’olio prodotto in questa regione, la cui eccellenza è riconosciuta già dagli autori antichi. In Abruzzo l’olivo è coltivato sulle colline prospicienti l’Adriatico e nelle zone interne dove il clima protetto dal Gran Sasso e dalla Majella favorisce la crescita di queste piante. Le denominazioni coprono tutte le province tranne L’Aquila dove pure sono presenti oliveti secolari.

Superficie olivetata:

Frantoi:

Produzione:

Cultivar prevalenti:

Cultivar minori:

Abbinamento:

Design
e comunicazione
per EXPO 2015

Progettata per l’evento EXPO, la bottiglia diventa il simbolo della campagna Solo 2015.

Symbola e Unaprol hanno affidato il progetto agli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Milano che, attraverso il concorso “Solo Olive Italiane, una bottiglia per EXPO”, si sono confrontati nell’ ideazione e progettazione di un packaging che veicolasse i valori e la superiorità dell’olio extra vergine di oliva 100% italiano.

Tra le 13 proposte, ha vinto il progetto “Flow” firmato da Damla Teoman, Duangporn Saenghiranwathana e Ivy Aning che hanno voluto celebrare, attraverso la bottiglia, l’importanza e la centralità dell’olio sulle tavole e nella vita degli italiani.

La bottiglia, il tappo e l’etichetta sono stati pensati per essere non solo contenitore ma anche contenuto, per magnificare e riconoscere un olio extra vergine unico al mondo ancor prima dell’assaggio.


  • Azienda produttrice della bottiglia SOLO 2015, in vetro scuro ed ecosostenibile.


  • Azienda produttrice del tappo antirabbocco per la bottiglia SOLO 2015.


  • Azienda olivicola di natura artigianale e produttrice del blend SOLO 2015, 100% italiano.


  • Il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica garantisce che la carta utilizzata per la realizzazione della scatola SOLO 2015 sia realizzata principalmente con fibre riciclate e pura cellulosa.

  • fronte
  • / 
  • retro

Tappo Guala
antirabbocco e anticontraffazione per preservare l’autenticità e l’integrità dell’olio

Lotto di produzione.

U.N.A.PR.OL. Soc. Cons. p.A. / 00187 Roma, Via XXIV Maggio 43 / Tel.06-7846901 unaprol@unaprol.it - Copyright @2015

Utilizzo dei cookies

Solo olive italiane usa i cookies per poter configurare in modo ottimale e migliorare costantemente le sue pagine web. Continuando ad utilizzare il sito Internet fornite il vostro consenso all'utilizzo dei cookies. Per ulteriori informazioni si rimanda alle avvertenze sui cookies

X