Il patrimonio olivicolo italiano si estende su una superficie di oltre 1.000.000 di ettari:
250 milioni di ulivi che fanno da cornice alle più importanti città d’arte e le proteggono facendo da presidio idrogeologico, ai terreni a forte pendenza. Un patrimonio da preservare e valorizzare.
L’eterogeneità di climi, altitudini e paesaggi della penisola favorisce un’ampia varietà di oliveti: 350 cultivar, alcuni antichissimi, molti irripetibili.
La vera ricchezza dell’olio extra vergine di oliva italiano sta dunque nella sua diversità: si va dall’olio delicato dall’aroma dolcissimo a quello fruttato e ricco di sapore; c’è l’extra vergine con sensazione erbacea e quello con retrogusto amaro di mandorla con pizzicore lieve, quello giallo oro e velato o quello dai riflessi verdi e aranciati con profumi di erba di sfalcio.
Con la DOP Colline Teatine, Aprutino Pescarese e Pretuziano delle Colline Teramane, si riconosce la qualità dell’olio prodotto in questa regione, la cui eccellenza è riconosciuta già dagli autori antichi. In Abruzzo l’olivo è coltivato sulle colline prospicienti l’Adriatico e nelle zone interne dove il clima protetto dal Gran Sasso e dalla Majella favorisce la crescita di queste piante. Le denominazioni coprono tutte le province tranne L’Aquila dove pure sono presenti oliveti secolari.
Superficie olivetata:
Frantoi:
Produzione:
Cultivar prevalenti:
Cultivar minori:
Abbinamento: